Esiste forse un posto dove si possa comprare il tempo?
La prima volta che ho provato a fare il pane è venuto male. Avevo seguito pedissequamente ogni dose, di ogni ingrediente; ogni passaggio indicato. Ma il pane è rimasto lì, senza lievitazione e forma, come un corpo senz’anima: vuoto. In questo ultimo intenso e concitato periodo di vita ho ripensato spesso a quel pane e con lui, di rimando, a questo mio blog e a questa domanda strana che mi attraversa i pensieri, sull’esistenza o meno di un posto in cui si possa comprare il tempo.
Certamente, se questo luogo esistesse, ne comprerei una gran bella manciata. Di tempo intendo. Quella manciata di minuti che mi mancarono il giorno del mio primo pane ad esempio: perché, chi impasta lo sa, al pane bisogna dare tempo, dedicarne tanto del proprio con lenta amorevolezza ed io invece, proprio quell’ingrediente non scritto, lo mancai. Ultimamente in tutta onestà, devo dire che col tempo manco sempre, o è il tempo che mi manca o manca a me del tempo: insomma è tutto un strano rincorrersi e inseguirsi tra le lancette che scorrono. Ma tornando al pane, voi sapete bene che non è solo questione di dosi o di proporzioni tra acqua e farina. Il pane è il momento in cui il tempo si dilata, tra le dita che impastano lente e i pensieri che si rincorrono in una piega e poi nell’altra. Fare il pane o una brioche, o un lievitato qualsiasi richiede tempo. Il nostro tempo. Un nostro bene quindi: forse quello più prezioso. Ed è questa consapevolezza, un tempo mancata, che rende così speciale preparare il pane, per via di questo scambio generoso e giusto tra le mie mani e l’impasto: tempo e dedizione in cambio della giusta frangranza, della morbidezza, di quel buon profumo che sa di casa.
Per questo mi chiedo spesso, se esista un posto in cui comprare del tempo. Perché di questi scambi ce ne possano essere tanti e anche di più. E certamente, se questo luogo esistesse, ne comprerei una gran bella manciata. Di tempo intendo. Non solo per impastare più spesso, ma anche per restare qui tra queste pagine del blog che mi son diventate così care e strette che tornarci dopo tanto tempo mi ha fatto venire voglia di averne di più. Una bella manciata da distribuire nei giorni e nei mesi a venire, tra una lancetta e l’altra e anche qualche briciola da nascondere tra le tasche, sempre a portata di mano, per tutte quelle volte che vorremmo invece che il tempo si fermasse. Una briciola di tempo per ogni attimo in più degno di essere vissuto. Così che duri qualche istante ancora e anche se poi passa sarà sembrata un’eternità.
Comprerei del tempo non certo per allungare la vita, ché quello no proprio non lo vorrei mai mentre a pensarci bene in quel bel negozio là, dove si comprano i minuti, si potrebbero fare anche dei resi, e questo sì, certo che lo vorrei! Oh quanto tempo renderei indietro!! Con la stessa solerzia e premura di ogni scambio degno di quello del pane. Renderei le giornate inutili e quelle senza colore e poi renderei tutte quelle spese appresso a chi del nostro tempo trascorso insieme non ne ha voluto serbare memoria o ne ha fatto manbassa finché aveva bisogno e poi è fuggito via, senza un perché, senza un percome…senza nemmeno la briga di sapere dire ciao. Renderei i momenti ingabbiati nel traffico di città e quelli impiegati a combattere i mulini a vento della maleducazione e dell’imbecillità e per ognuno di questi resi magari guadagnerei qualche manciata in più, un sacchetto di tempo da dedicare altrove. Da dedicare all’ozio, al ritmo in dodiciottavi sulla mia batteria, oppure a fotografare foglie, ad impegnarmi con chi inaspettatamente, col tempo, ha capovolto tutto rendendolo speciale e diverso. Ad impastare brioche soffici e profumate come questa al latte e cannella e poi mangiarle, lentamente, prendendosi il giusto tempo. E poiché in fondo non esiste un posto in cui comprare il tempo, di certo non ne voglio perdere più…
Piatto bianco Maruska Fiengo, piatti con le foglie Giovelab, canovaccio e grembiule Huetablestories.
RICETTA
Dosi per 4 brioche intrecciate medio grandi
300 g di farina 0
200 g di farina Manitoba
125 g di yogurt bianco greco (un vasetto)
100 ml di latte intero tiepido
100 g di zucchero semolato
100 g di cioccolato fondente
80 ml di olio di semi
15 g di lievito di birra fresco
2 cucchiaini colmi di cannella
1 uovo
1 limone bio
1 pizzico di sale
Per decorare
1 tuorlo
2 cucchiai di latte fresco
Fate intiepidire il latte, deve essere caldo ma non bollente. Sciogliete al suo interno il lievito di birra fresco, sbriciolandolo con le mani e girando con un cucchiaio affinché si sciolga bene. Unite lo yogurt continuando a mescolare piano piano con il cucchiaio di legno. Unite poi lo zucchero, l’uovo intero, l’olio di semi e la scorza grattugiata di un limone intero. Mescolate bene con il cucchiaio e poi versate la cannella e le farine ben setacciate e mescolate. Aggiungete la farina poco alla volta, prima continuando a lavorare con il cucchiaio di legno l’impasto, poi quando inizia ad essere più compatto e consistente con le mani, versando il tutto su un piano di lavoro infarinato. Quando avrete inglobato tutta la farina, lavorate l’impasto stendendolo e ripiegandolo su se stesso con energia e forza per almeno 20 minuti. Se avete un’impastatrice basteranno 10 minuti di lavorazione con i ganci. L’impasto avrà inglobato aria e sarà elastico e compatto. Riponetelo in una ciotola unta con un po’ d’olio, coprite con pellicola e mettete a riposare nel forno spento con la lucina accesa. Lasciate che raddoppi il proprio volume, ci vorranno circa 2 ore. Nel frattempo tagliate al coltello, grossolanamente, il cioccolato fondente, ricavando delle pepite irregolari e tenete da parte. Quando sarete arrivati al raddoppio dell’impasto, tirate fuori, stendete e sgonfiate l’impasto. Inglobatevi il cioccolato tritato, lavorando il panetto in modo che le pepite si distribuiscano in modo uniforme. Fate riposare coperto da un panno per 30 minuti, poi dividete l’impasto in 4 parti uguali e ciascuna parte in altrettante 4 parti a cui darete con le mani la forma di un filoncino. Intrecciate i 4 filoncini come descritto qui. Ripetete l’operazione fino a comporre anche le altre 3 forme di brioche. Lasciate riposare nuovamente in forno spento con la lucina accesa fino al raddoppio. Sbattete velocemente il tuorlo con i due cucchiai di latte, poi spennellate la superficie di ciascuna brioche. Infornate a 180° in modalità ventilata e lasciate cuocere fino a doratura. Fate la prova del cucchiaino per verificare la cottura: battete con il dorso, se la brioche rilascia un suono cavo è cotta bene. Sfornate, lasciate intiepidire e poi servite accompagnando con miele, confettura o da sole. Si mantengono un paio di giorni sotto campana e sono buonissime e fragranti anche riscaldate al microonde.
Debora cara, che bello immergerci nuovamente nelle tue poesie di immagini e parole, e ti prego se conosci l’indirizzo di questo negozio faccelo sapere perché lo manderemmo sicuramente sold out con i nostri ordini di tempo!Se c’è una cosa che abbiamo imparato è di non iniziare una ricetta (sopratutto i lievitati!) se non si ha il giusto tempo da dedicarle, è un vero e proprio atto d’amore e solo così ne uscirà qualcosa di veramente buono! Ora però guardando la meraviglia di questa brioche (che intreccio!!) ci vien voglia di correre a prepararla, ci toccherà proprio trovare questo negozio magico!
Un abbraccio grande!
Belle le mie pancettine! Mi scuso anche con voi per la lungaggine di questa mia risposta…. È stato bello avervi avuto accanto in questa folle ricerca del tempo, ma forse dovrei imparare più da voi che in tante cose belle siete riuscite senza nulla togliere a tutto il resto. Ricordate sempre che io vi seguo…silente, ma costante e con tanto, tantissimo, affetto.
Non esiste il negozio di cui parli, carissima Debora, ma esiste una gradevolissima sensazione di sospensione del tempo gustando la tua favola bella e la capacità di raccontare con sensibilità, con emozionante delicatezza ciò che, poeticamente, sempre ci affascina: un incanto di confidenze, amicizia, calore e un’agenda rossa, come l’amore, la tenerezza di due chiacchiere tra persone che si vogliono un bene dell’anima. Ecco cos’è l’amore, istanti rubati al tempo. E’ come le tue meravigliose foto che fermano il tempo e ce lo restituiscono tra un dolce profumo di brioche e tanto tempo, ormai trascorso, ma recuperabile nella sua immortalità.
Caro Francesco devi scusarmi innanzitutto per il clamoroso ritardo con cui rispondo alle tue parole….Per quanto io mi sforzi di dedicare tempo e impegno a questo caro blog, finisco sempre rapita e allontanata da altre cose. Quindi come vedi quel famoso negozio proprio servirebbe: non fossaltro per dedicare le giuste attenzioni alle belle persone che, come te, lo onorano. Ti ringrazio sempre di cuore.