Tum, tum pà … tum tum, tum pà pa pa pa … Tum, tum pà…
Alla tenera età di 5 …. ehm 35 anni ho deciso che mi sarei messa a suonare la batteria. A dirla tutta l’idea malsana mi frullava in testa fin da piccola, ma non ho mai avuto il coraggio di dirlo a mio padre: grand’uomo d’altri tempi, siciliano, per il quale il mondo doveva girare in un senso solo e sicuramente non con le donne sedute dietro ad un rullante. Poi per pigrizia e indolenza ho lasciato che il tempo passasse. Tanto tempo. Fino a che, quando ormai era diventato decisamente ridicolo che una donna della mia età si piazzasse dietro a un rullante, ho iniziato a prendere lezioni.
Ora voi dovete sapere che batteristi (più o meno bravi questo poco importa al momento) si nasce. Io modestamente lo nacqui! Un batterista lo riconosci dal riflesso automatico con cui ad ogni accenno di musica, nota, ritmo, refolo d’aria inizia a tenere il tempo con le mani e con i piedi. E’ più forte di lui, non riesce a fermarsi. Ma se vi soffermate ad ascoltare, capirete che non è un tic nervoso: le sue mani seguono il groove, scandiscono i quarti, gli ottavi, vanno a tempo.
Nel mio caso, visto che non conosco le mezze misure, tale caratteristica si fa inquietante. Nel vecchio studio in cui lavoravo, si sentiva solo di continuo il mio piede che scandiva la cassa sotto la scrivania. Era talmente fastidoso che ho dovuto aprirmi uno studio da sola. Se sono a tavola, qualunque tavola, e c’è della musica, forchetta e coltello finiscono inevitabilmente col far tintinnare tutti i bicchieri apparecchiati attorno a me. La maggior parte delle persone ferme al semaforo si scaccola. Io no, molto peggio. Io tiro fuori dalla borsa le immancabili bacchette e suono sul volante i pezzi passati alla radio. Quando si riparte, mollo le bacchette e continuo con le mani! I vigili di tutta Roma ve lo possono confermare. Il meglio di me si manifesta però ai concerti: mentre tutte le altre donne si strappano capelli e vestiti per il frontman della band, io faccio gli occhi dolci solo al batterista (che per inciso, salvo rare eccezioni, è un inguardabile truzzo, analfabeta e coatto) e mentre tutti battono le mani a tempo di musica, io mi agito, facendo roteare braccia e gomiti per simulare tutti i possibili fill suonati sui tamburi. Una pazza scriteriata insomma.
Da quando mi sono seduta dietro a quel rullante, la mia vita è diventata un unico continuo inesorabile tenere il ritmo e contare il tempo. Se vado a correre, invece di portarmi cuffiette e cardiofrequenzimetro, mi porto cuffiette e metronomo nello sbigottimento generale di chi mi supera e attònito mi sente contare da sola: one and, two and, three and, four and – one e & ah, two e & ah, three e & and, four e & ah – E la situazione è peggiorata nettamente da quando mi hanno insegnato ad esprimermi in musichese. Ogni canzone, che già prima interpretavo da sola in maniera stonata (per fortuna detesto la mia voce per cui l’umanità è salva) adesso ha completamente perso ogni parola per trasformarsi nelle varie versioni di Tum, tum pà … tum tum, tum pà pa pa pa… Tum, tum pà…ratarataratà, crash, bum … a seconda del ritmo originale.
A casa. “Mamma mi passi i biscotti?” ed io “Si quanti ne vuoi? 4/4, 12/8, una terzina??”… La faccenda non migliora neanche quando sono in cucina ad impiastricciare ricette. Per cui beccatevi questa bella torta di carote con cioccolato fondente e semi di papavero, preparata a ritmo di un tempo blues in 12/8 che fa più o meno così:
Tum, tum pà … tum tum, tum pà pa pa pa… Tum, tum pà…
RECIPE
(dosi per uno stampo da 20/22 cm)
ringrazio Paola e Laura per avermi dato l’ispirazione a questa ricetta.
200 g di carote (sono circa 3 di media dimensioni)
3 uova medie
250 g di farina 00
50 g di maizena
250 g di zucchero di canna chiaro
150 ml di olio di semi di girasole
150 g di cioccolato fondente
16 g di lievito istantaneo per dolci
la scorza di un’arancia bio
2 cucchiai e mezzo ricolmi di semi di papavero
per la glassa:
100 g di cioccolato fondente
100 g di burro
Lavate le carote, pelatele e tagliatele a fettine sottili. Unitele a 100 ml di olio di semi prelevato dal totale e passatele al minipimer fino ad ottenere una bella purea morbida e vellutata. Lasciate da parte. In un altro tegame fate sciogliere a bagno maria la cioccolata fondente e fate intiepidire.
Debora ti vorremmo troppo vedere al volante, sei il nostro mito!! Innanzitutto dobbiamo assolutamente ascoltarti alla batteria almeno una volta, leggerti ci dà sempre la carica, ora siamo anche a noi a riflettere su cosa potremmo iniziare ad imparare ora, cose che anche a noi sarebbe piaciuto fare da piccole, ma che per analoghi motivi non abbiamo fatto…Questa torta è bellissima, adoriamo le carote nei dolci, ma non abbiamo mai provato col cioccolato!! Che atmosfera fantastica nelle tue foto!!!!<3
Belle fanciulle, sappiate che se vi ricapita di venire a Roma, dovete assolutamente comunicarmelo, perchè, con altrettanta assolutezza, ci dobbiamo incontrare!!Poi se vi va vi scarrozzo in giro per la città, bacchette incluse 😉
No ma… Io vorrei vederti con le bacchette che vai a tempo di musica sul volante!!! Sei una grande, mio figlio ha solo 10 anni ascoltava già il batterista degli Iron Maiden ( impegnativa come musica) a luglio il suo primo concerto heavy metal.
Andresti molto d’accordo con lui :-)… Ciocco/carote mmmm da provare
Grande tuo figlio (anch’io ascolto gli Iron Maiden) e che invidia: avessi iniziato a quell’età sarei da tutt’altra parte al momento!! Digli però di non suonare sul volante che quelli della municipale non sono tanto comprensivi!Cioccolato e carote sono un bell’azzardo, ma credimi viene veramente buona, soprattutto se hai un forno normale tu… bacio.
ok, dobbiamo arrivare al terzo bicchiere con te, e allora sarà uno spasso!
Quando vuoi mia cara, basta solo organizzarsi ..