“Non è facile avere un bel giardino: è difficile come governare un regno. Ci si deve risolvere ad amare anche le imperfezioni, altrimenti ci si illude.”
Herman HesseMa tu lo hai mai visto un ulivo in fiore?
No. Tutto quello che ho sempre desiderato era un prato verde e una pompa d’acqua con la quale, sotto il sole cocente, ci saremmo innaffiati a vicenda. Sognavo di vedere crescere i miei figli come selvaggi, lasciandoli a rincorrersi coi piedi scalzi sopra un prato pungente di verde, mentre immaginavo che ogni loro lite si sarebbe sempre conclusa con un’abbontande doccia con il tubo dell’irrigazione. Potevo vedere le loro risate liberatorie. Ma un ulivo in fiore, no. Quello no. Non lo avevo mai visto e neanche mai potuto sognare.
Il giardino di casa era rimasto incolto per anni. Quando l’abbiamo preso era una selva oscura in preda a piante infestanti, siepi colossali, rampicanti di ogni genere e sorta e alberi anneriti. Dopo un anno intero, dopo aver ripulito foglia dopo foglia, aver sradicato, seminato, rizollato, innaffiato, potato, finalmente cominciamo a vederne la luce. E oltre a un cesto pieno di limoni, sono spuntate le fragole e un ulivo che regala fiocchi di fiorellini bianchi come fosse neve. Di fronte a questo spettacolo posso capire perchè la terra insegni ch’ogni grande fatica è sempre ripagata.
Se esistesse la felicità
Se la felicità esistesse, io ne starei assaggiando una piccola parte. E vorrei ricordarmi di questi momenti, per tutti quelli a venire che non ne avrebbero più. Col tempo ho capito che la felicità non è mai una cosa piena, travolgente e tutta tonda; non è mai così grande da riempiere e colmare ogni spazio vuoto, come fosse aria gonfiata all’interno di un palloncino colorato. La felicità è una sensazione eterea e rarefatta. Se esistesse, sarebbe nulla più che una bolla di sapone: un millesimo di secondo rubato, difficile da afferrare o comprendere. Come l’attimo in cui si aprono gli occhi e si resta storditi e in bilico tra la realtà del sogno e quella del risveglio.
La felicità, se esistesse, sarebbe fatta di tutti questi istanti e della capacità di saperli infilare uno dietro l’altro sullo stesso filo da portare addosso, anche se essi in realtà non sono mai appartenuti tutti allo stesso tempo o luogo. Oggi, l’aver conquistato, anche se dopo svariati anni e coi ragazzi ormai cresciuti, questo lembo di terra verde e generosa, mi regala ad esempio questo stato d’animo, che se solo esistesse, potrei definire felicità.
Al tramonto in genere, mi sdraio sull’amaca e chiudo gli occhi. Sento le foglie tutt’intorno muoversi piano sotto le carezze del vento e i fili d’erba piegarsi sotto il mio peso. Penso ad occhi chiusi che sì, prima o poi, vorrò avere anche un orto. Perchè in fondo, se esistesse, la felicità potrebbe trovarsi anche in tutte le cose che riusciamo a lasciare incompiute: non in quelle concluse che abbiamo lasciato alle spalle, ma in tutte quelle che ci aspettano davanti …. ancora da fare. La felicità è sicuramente ancora a(v)venire.
E in questo piccolo orto che mi aspetta, ai piedi dell’ulivo che nevica, pianterei le mie verdure e tante erbe aromatiche. E poi cucinerei una bella teglia di pasta al forno, o meglio ancora un pasticcio di pasta, come direbbe mia madre, con un sughetto corposo ma tutto vegetale condito con olio extra vergine d’oliva (rigorosamente prodotto dall’ ulivo di casa) e tanti colori dall’orto.
Poi alla fine l’ho fatto, e mentre preparavo la mia teglia con le Trecce dell’orto di Casa Milo, ho chiesto ai miei ragazzi di uscire in giardino per innaffiare il prato assetato di luce ed acqua. Loro sono grandi ormai e poco selvaggi per fortuna, ma ad un tratto, da fuori, il quotidiano concerto di piante e uccellini si è trasformato in un chiassoso baccano; sono accorsa alla finestra e loro erano lì: zuppi dalla testa ai piedi, scalzi, coi vestiti bagnati, il tubo verde in mano e la felicità negli occhi.
RECIPE
INGREDIENTI dosi per una teglia da 6 persone
500 g di trecce dell’orto Casa Milo
1 cipolla
2 coste di sedano
3 carote medie
150 g di pisellini novelli (già sgusciati)
2 rametti di prezzemolo
1 mozzarella di bufala
Olio extra vergine d’oliva
1 bicchiere di vino bianco
1.5 l di brodo vegetale
Sale
Pepe
Parmigiano Reggiano grattugiato
Pulite la cipolla, lavate le carote e privatele delle parti più dure, lavate le coste di sedano. Tagliate tutto al coltello riducendo in dadini minuscoli. Sgranate i pisellini novelli, lavateli e teneteli da parte. In una casseruola versate un abbondante giro di olio extra vergine d’oliva, versateci dentro la cipolla e il sedano a dadini e qualche fogliolina di prezzemolo. Lasciate andare a fiamma bassa, girando di continuo con una paletta di legno. Sfumate con un bicchiere di vino bianco, poi aggiungete un paio di mestoli del brodo vegetale che avrete preparato: aggiungete le carote e i pisellini. Coprite con un coperchio e fate cuocere per almeno 45 minuti. Durante la cottura le carote e i pisellini dovranno risultare molto morbidi, ma non molli. Unite del brodo se dovesse servire e portate al bollore quello che rimane. Salate e versateci le trecce dell’orto. Scolate qualche minuto prima del tempo di cottura indicato sulla confezione. Dovranno essere al dente.
Prendete quindi una teglia abbastanza capiente e condite le trecce con il ragù di carote e pisellini, avendo cura di lasciare un po’ di liquido del brodo da parte. Mescolate bene, distribuite nella teglia e livellate. Unite la mozzarella di bufala tagliata a pezzettini, un’abbondante spolverata di parmigiano reggiano e di pepe. Infornate a 200° in modalità statica nel forno che avrete preriscaldato. Lasciate cuocere per 15 minuti fino a quando la mozzarella non si sarà sciolta e si sarà formata una crosticina croccante in superfice. Quindi togliete dal forno, irrorate con il rimanente liquido del ragù e servite subito ben caldo aggiungendo altro formaggio grattuggiato a piacere.