É nato prima l’uovo o la gallina?
Ambrogio Teodosio Macrobio
Un pan perdu e il suo libretto d’istruzioni
Qualche giorno fa questo blog ha compiuto 5 anni. Il tempo è trascorso così velocemente e così silenziosamente che neanche me ne sono accorta. Cioè si, sul mio viso e sul mio corpo i segni degli anni passati sono emersi tutti e tutti in fretta, anche se, in un certo senso, riesco ancora ad andarne fiera. Ma come di qui, tra queste pagine, sia passata tutta quest’acqua sotto il ponte, ancora non me ne capacito. E non mi capacito della mia costanza e tenacia nel portare avanti questo progetto e dei cambiamenti sostanziali che esso ha introdotto nel mio modo di stare in cucina.
Ricordo bene il giorno in cui ho scoperto per caso l’esistenza dei blog di cucina, mentre cercavo su internet le dosi per una torta con miele e ricotta, e ricordo ancor meglio il discreto disagio provato nel rendermi conto di quanto piccole e ridotte potessero essere le mie competenze e le mie capacità dietro ai fornelli. Questo mondo immensamente vasto e variegato che si spiegava di fronte ai miei occhi, portava con se l’annichilente consapevolezza di non saper ancora un granchè su come e cosa cucinare. O almeno così credevo. Quindi, come tutte le volte in cui mi accorgo di non saperne abbastanza, decisi di documentarmi più a fondo.
Iniziai per prima cosa a studiare un vecchio ricettario a schede con foto e ricette degli anni Ottanta, che mi aveva seguito nel trasloco dalla mia casa d’infanzia a quella in cui vivevo. Era facile e ben strutturato: un colore per ogni categoria, l’elenco degli ingredienti da acquistare e quelli che con molta probabilità già giacevano in dispensa, il procedimento e tutte le foto passo dopo passo. Niente di nuovo insomma: solo un perfetto libretto d’istruzioni. Ma con quel ricettario e quel blog appena scoperto riuscii a preparare un Pan perdu perfetto.
Ecco. Furono forse il nome francese, che tanto mi ricordava la mia amata Parigi, dove all’epoca per piacere o per lavoro finivo sempre per soggiornare una volta l’anno; oppure fu il fascino dissolutorio e misterioso del termine stesso, ad ispirarmi ed incoraggiarmi. E fu pure il ricordo delle fette di pane raffermo che mia mamma bagnava nell’uovo rimasto dalle cotolette, friggeva per ultime e ci serviva ancora calde con una spolverata di zucchero a velo, a mo’ di dolce. Il risultato fu così sorprendentemente buono che la fiducia nelle mie capacità tornò a risalire. Era bastato semplicemente attenersi al libretto d’istruzioni (la ricetta), fare un po’ di pratica, ma soprattutto ricordarsi che tutto era già lì, in nuce.
Questa strana cosa di voler mettere il proprio nome sulle ricette
Da quei giorni, di cose e ricette ne sono trascorse, qui e fuori da queste pagine. Ben cinque Autunni si sono susseguiti e altrettante altre stagioni. Il blog è cresciuto, il numero delle preparazioni pure e persino le foto, un tempo scattate senza troppa cognizione di causa, sono divenute più sagge e mature, come spero di essere io in fondo. Ma una cosa, nonostante gli studi, gli approfondimenti e tutte le ricerche fatte, continuo invano a domandarmi: come possa esistere questo strano desiderio che serpeggia spesso e volentieri, di voler mettere un’etichetta col proprio nome anche sulle ricette?
E me lo chiedo spesso e continuamente. Almeno quanto, con Marzulliana memoria, da cinque anni a questa parte, io mi continui a rispondere sempre con lo stesso paradosso: se sia nato prima l’uovo o la gallina?
E allora questi biscotti morbidi da inzuppo, che trovate qui, ora, in questo blog, sono forse dell’Alessia, che nella sua cucina propone un sacco di meraviglie, o sono del fornaio di Zagarolo, con il quale ha confrontato la ricetta? Sono di zia Giovanna, che a Catania, li preparava identici, solo più grossi e lunghi per tenerli meglio durante l’inzuppo, o sono un patrimonio universale, come dice la bella e sincera Ilaria che pure nel suo archivio ne ha una versione? O devo invece ritenere che siano miei, di quando ho aggiunto tanto limone e del cioccolato fondente per ingolosire i miei figli, mentre pensavo che l’unica risposa possibile fosse: condivisione? Tradizione?
Per quanto mi riguarda le ricette non hanno, non devono e non possono avere un segno univoco e precipuo di appartenenza. Esse sono della tradizione, della collettività, della Storia; sono in fondo del mondo intero. Sono di tutti quelli che le rifanno, di tutti quelli che le studiano o le provano, le modificano a proprio gusto o le rifanno rispettosamente e pedissequamente; sono di tutti coloro che ogni giorno le condividono. La proprietà di una ricetta è una, nessuna e centomila, è l’uovo e la gallina stessa e per quanto possa esistere qualcuno, che a questo mio pensiero si reputerà offeso e magari mi toglierà il saluto (come peraltro già accaduto) nulla potrà farmi cambiare idea, non foss’altro per il rispetto che porto all’arte culinaria e alla natura intriseca della scelta di redigere un blog.
RECIPE
(dosi per circa 30 biscotti piccoli, metà dose di quella proposta da Alessia)
325 g di farina con lievito (tipo Molino Pasini)
in alternativa 325 g di farina 00 + 1,5 cucchiano di lievito per dolci
1 uovo
82 ml di latte intero
82 ml di olio di semi
75 g di zucchero + quello per la finitura
1 limone grosso biologico
50 g di cioccolato fondente ridotto in scaglie
Il una ciotola mescolate con le fruste, l’uovo, lo zucchero, la scorza di un limone intero grattuggiata e l’olio di semi. Quando il composto sarà bello gonfio, aggiungete a filo il latte leggermente tiepido e poi la farina setacciata. Sminuzzate in scaglie piccolissime il cioccolato fondente e unitelo al composto. Mescolate prima con un cucchiaio di legno, poi aiutandovi con le mani, compattate per bene la frolla. Ricoprite una leccarda con della carta forno, poi prelevate con le dita una porzione di frolla del peso di circa 20/25 g e arrotolatela tra le mani, passatela in un piattino colmo di zuccheo semolato e poi disponetela sulla teglia, appiattendola leggermente. Procedete così formando tutto il resto dei biscotti. Infornate a 160° preriscaldato e lasciate cuocere fino a doratura. Tirate fuori e fate raffreddare su gratella. Se condervati un una scatola di latta questi biscotti durano morbidi e friabili, fino a 7 giorno. Mangiate inzuppando nel latte caldo.
Li aspettavo questi biscotti Deb, e so già che riempiranno la mia cucina di profumo Domenica prossima, perché ho intenzione di farli per dei pensierini che mia mamma vuole fare ai suoi colleghi… Aspettavo la tua versione perché quelli di Ilaria sono già passati di qua parecchie volte (come quelli con le mandorle e la grappa d’altronde, se non li hai mai fatti dovresti provarli Deb! ;)).
Non lo sapevo di questo bel traguardo: 5 anni sono tanti e, se penso ai miei ultimi 5 anni, direi che dobbiamo e possiamo festeggiare tutte e due <3 !!!
Anche io ho, tra le mie scartoffie di cucina, un libretto di istruzioni come il tuo, grande ad anelli con le sezioni divise per colore …. credo di averlo scelto spinta dalla mia mente scientifica che mi ha fatto intravedere una sorta di metodo strutturato nella scrittura e nella spiegazione delle ricette, diciamo che mi calzava a pennello!
Quindi Deb, se io ri-faccio i tuoi muffins speziati alle mele e noci, usando però pere e cioccolato (perché ho queste due cosine in casa da dover usare, più le pere che sennò ''partono'') non ti arrabbi vero? cioè rifaccio una tua ricetta che in qualche modo diventa mia….
Scherzi a parte, anche io sto dalla parte della condivisione e della non etichettatura, anche perché ognuno è un individuo a sé e, nonostante la replicazione alla lettera, sicuramente una ricetta non sarà mai uguale all'originale e potrà 'vantarsi' di essere anch'essa unica nel suo genere….
Ecco…
Detto questo. vado a preparare i ''miei' muffins 😉 .
Tanti auguri ancora Deb e … meno male che lo hai creato sto posticino qui!
Ti abbraccio forte.
Manu
Cara Manu e come potrei mai arrabbiarmi?
La verità in cui credo profondamente è che in ogni ricetta ci sia un pezzetto di ciascuno di noi, di noi tutti…dalla nonna, a te, al grande chef, e la Magia sta proprio in questa consapevolezza. Tutto il resto è solo fuffa, noia, questioni di lana caprina!
Per cui spero invece, col cuore, che ogni tua replica ad una delle ricette trovata tra queste pagine venga fatta con leggerezza e spensieratezza: l’unica cosa che conta è che ti piaccia e ti dia soddisfazione! Se un giorno cambierai qualcosa, spero vorrai ricondiverla, perchè magari è proprio la tua esperienza che riesce a migliorarla!
Tanti auguri anche a te Manu, e grazie, grazie, grazie di non lasciare mai vuoto questo posticino qui!
Di questi biscotti riesco a sentirne il profumo da qui…semplici e deliziosi come piacciono a me!
Bellissime foto piene di luce 🙂 grazie per la dolce citazione…
A presto 🙂
Ilaria
Cara Ilaria grazie a te! Non solo per le parole che hai dedicato a biscotti e fotografia (che lo sai mi inorgogliscono), ma soprattutto per la schiettezza e la sincerità con cui ci siamo ritrovate in questo pensiero comune. Sono sempre più convinta che solo ai grandi artisti sia riservata la giusta percezione e il giusto distacco nel valutare le cose 😉 ( e certamente non mi riferisco a me, ahahhhahah)
Ti abbraccio
Deb